mercoledì 29 febbraio 2012

Togliamo il disturbo


Titolo: Togliamo il disturbo
Autrice: Paola Mastrocola
Editore: Guanda
Collana: Narratori della fenice
Pagine: 271
Prezzo: 17,00 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione: 2011
Genere: Saggio
Codice ISBN: 978-88-6088-164-9


Il libro: "Questo libro è una battaglia, perché la cultura non abbandoni la nostra vita e prima di ogni altro luogo la nostra scuola, rendendo il futuro di tutti noi un deserto. È anche un atto di accusa alla mia generazione, che ha compiuto alcune scelte disastrose e non manifesta oggi il minimo pentimento. Infine, è la mia personale preghiera ai giovani, perché scelgano loro, in prima persona, la vita che vorranno, ignorando ogni pressione, sociale e soprattutto familiare. E perché, in un mondo che li vezzeggia, li compatisce, e ne alimenta ogni giorno il vittimismo, essi con un gesto coraggioso e rivoluzionario si riprendano la libertà di scegliere se studiare o no, sovvertendo tutti gli insopportabili luoghi comuni che da almeno quarant'anni ci governano e ci opprimono." 
(P. Mastrocola)
(dal risvolto di copertina)

Giudizio personale: Si parla spesso della scuola italiana, ma il più delle volte lo si fa in maniera sbagliata o poco approfondita, con poche frasi sbrigative. Ci si ferma alla superficie del problema, senza mai andare a fondo. Si parla dei tagli, delle carenze e dei pericoli di molti edifici, del precariato dei professori, ma difficilmente si discute di programmi e di studenti, del livello di preparazione che i ragazzi possiedono una volta diplomati. Con questo libro Paola Mastrocola ci porta all'interno delle sue classi (insegna lettere in un liceo scientifico), ci fa conoscere i suoi alunni e tutto ciò che quotidianamente affronta. Partendo da qui, un tipico liceo italiano, cerca di affrontare in maniera appassionata lo stato della scuola italiana. La cosa che più colpisce è che finalmente si affronta il problema in modo serio e spesso politicamente scorretto, con argomentazione che potrebbero risultare scomode o difficili da accettare, ma basta fermarsi un attimo a riflettere per capire quante verità siano contenute in questo testo. Togliamo il disturbo è, come dice il sottotitolo stesso, un saggio sulla libertà di non studiare, ovvero sulla libertà, che ogni ragazzo dovrebbe poter esercitare, di scegliere fra un liceo che insegni davvero la cultura e un istituto tecnico che invece insegni un lavoro nel modo migliore possibile. Semplicemente perché non si può obbligare chi non ha voglia (o attitudine o passione, quello che volete voi) di studiare a passare ore e ore ad ammuffire su testi di filosofia o latino quando magari sarebbe un ottimo studente di materie più pratiche. Contestualmente non si dovrebbe limitare le possibilità di apprendimento di un appassionato di materie umanistiche (o scientifiche) con programmi striminziti e poco efficaci. Perché la scuola italiana attuale è un ibrido che sforna giovani con scarsa preparazione, con un vocabolario limitato e modeste capacità di comprensione. 
Il libro è suddiviso in tre macro sezioni. La prima è, molto semplicemente, la fotografia dell'attuale sistema scolastico: studenti svogliati, troppo presi dalle nuove tecnologie per prestare attenzione allo studio, programmi poco efficaci, professori frustrati. La seconda parte, invece, è una sorta di cronistoria degli ultimi quarant'anni di scuola nostrana: Don Milani, Rodari, le varie riforme Gelmini e Berlinguer, insomma come la scuola italiana è diventata quello che è ora. La terza e ultima sezione di questo saggio è dedicata al futuro, ovvero a come l'autrice vorrebbe veder evolvere la nostra scuola, creando cioè tre tipi di istituti superiori: una scuola per il lavoro, una per lo studio e una per la comunicazione. E credetemi, la sua idea (peraltro sviscerata esaurientemente) è assolutamente valida. Leggendo questo saggio si ha sempre più consapevolezza, riga dopo riga, dei fallimenti che la società italiana è riuscita a costruire, smantellando pezzo dopo pezzo una scuola pubblica estremamente valida, nel tentativo di rendere divertente lo studio.
Questo libro mi ha davvero colpita, nel profondo. L'ho trovato illuminante, scorretto, forte e ricco di spunti di riflessione. Mi sono trovata quasi sempre in accordo con l'autrice, ed è stato molto piacevole leggere finalmente qualcosa di diverso, sentire una voce fuori dal coro che ci dice come stanno davvero le cose. Ho confrontato quello che pagina dopo pagina leggevo con la mia personale esperienza e questa comparazione non ha fatto altro che rafforzare in me l'idea che Paola Mastrocola sarebbe un ottimo ministro dell'Istruzione. Mi sono diplomata in ragioneria ormai 10 anni fa, e pur essendo cambiate moltissime cose in questo lasso di tempo (e pur essendo cambiati tantissimo gli adolescenti) non ho potuto non constatare grandissime verità in questo testo, verità che sono sotto gli occhi di tutti e che vengono completamente ignorate. Forse perché fa comodo avere un esercito di giovani caproni con ridotte capacità critiche! Forse perché la scuola è davvero un luogo scomodo, considerato solo come sperpero di risorse, mentre dovrebbe rappresentare le fondamenta di ogni società civile!
Leggetelo, è un consiglio spassionato.
Voto: 9


Citazione: "Non tutti vogliono studiare. Non tutti nascono soldati o sacerdoti o studiosi. C'è anche chi nasce fabbro, panettiere, meccanico, fotografo. Perché torciamo i giovani? Perché obblighiamo tutti a studiare? Allo stesso modo, qualcuno vuole studiare. Non tutti nascono parrucchieri, cuochi, coltivatori di patate. Perché, con questa scuola ridotta, obblighiamo costoro a non studiare, o a studiare poco e male?"


Colonna sonora: Sogna, ragazzo sogna di Roberto Vecchioni
Consigliato: a tutti, soprattutto ai genitori di bambini e adolescenti e ai professori di ogni ordine e grado
Istruzioni per l'uso: liberatevi da ideologie o pregiudizi, aprite la mente a nuove idee


Buona Lettura!

giovedì 23 febbraio 2012

Il visconte dimezzato


Titolo: Il visconte dimezzato
Autore: Italo Calvino
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Mondadori
Pagine: 91
Prezzo: 8,00 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione: 1952
Genere: narrativa italiana, narrativa per ragazzi
Codice ISBN: 978-88-04-37087-1


Trama: Il Visconte Medardo di Terralba rimane gravemente ferito durante la guerra contro i turchi: cannonata lo colpisce in pieno, dividendolo in due parti. In patria infatti, fa ritorno solo la sua metà destra. Quella appena rientrata a Terralba però, è una metà cattiva e priva di compassione, che semina il terrore fra la popolazione. Nel giro di breve tempo il visconte matura il desiderio di prendere moglie e comincia così a ricattare Pamela, giovane contadina, perché acconsenta a sposarlo. La situazione si complica quando anche la metà sinistra di Medardo, quella buona, torna in patria e anch'egli chiede in moglie Pamela.

Giudizio personale: Recensire Calvino è praticamente impossibile. O forse inutile. Inutile perché Calvino non ha bisogno di presentazioni, né tantomeno di una pazza amante della lettura che ne parla sul suo blog (ehm, presente), senza la necessaria competenza per farlo a dovere. Calvino è unico. Per il suo stile meraviglioso, per le sue storie surreali, per i personaggi che riesce a creare plasmandoli con fantasia e ingegno. Io amo Calvino, lo amo di un amore folle proprio come folle è questo romanzo. Il protagonista, Medardo di Terralba, è un visconte da poco partito per la guerra contro i turchi. Appena arrivato sul campo di battaglia però, viene colpito da una palla di cannone che lo divide a metà. Salvato dai medici del campo, fa ritorno a casa sconvolgendo tutta la popolazione di Terralba, che vede tornare al castello solo la metà destra del visconte. Ben presto, gli abitanti della valle si rendono conto che Medardo è stato diviso in due non soltanto in senso fisico, ma anche caratterialmente: a Terralba infatti è tornata la metà cattiva. Il visconte, perfido e malvagio passa le sue giornate a fare dispetti e a condannare a morte le persone colpevoli di aver commesso anche solo un minimo reato. Ma ancor più scompiglio è destinato a crearsi quando anche la metà buona del visconte torna in patria. 
Questa favola moderna è una piccola perla della letteratura italiana. Sempre in bilico fra il surreale e il fiabesco, la storia del visconte è anche un po' la nostra storia. Ognuno di noi infatti, può dire di combattere una guerra intestina, più o meno intensa, fra la sua parte razionale e quella più istintiva, fra il suo lato più magnanimo e quello più cinico. Medardo, letteralmente diviso in due, non ha più mezze misure, e né il suo lato buono né quello malvagio trovano pace: sono esseri incompleti, che estremizzando ogni loro azione si rendono insopportabili a chiunque. Non è un caso che Calvino descriva sia il Gramo che il Buono (così vengono chiamate le due metà) perennemente in condizioni di instabilità fisica, sempre alla ricerca di un supporto. Sono alla ricerca di un equilibrio che la loro condizione fisica rende impossibile, così come l'uomo moderno cerca di mediare fra i suoi istinti e il suo raziocinio: è un equilibrio difficile da trovare, e una volta raggiunto sarà sempre precario, ma è ciò a cui tutti ambiscono. Il visconte dimezzato è una piccola grande metafora dell'uomo e del mondo moderno, che sempre più aspira alla perfezione. Ma Calvino ci insegna che la perfezione non esiste, e che anche se esistesse sarebbe terribilmente noiosa: basta leggere le avventure del Buono, che in un primo momento è ben voluto da tutti, ma che poi è destinato anch'egli alla solitudine perché ogni sua buona azione, ogni suo sentimento è estremo, privo di obiettività e di mezze misure. La vita però non è solo bianca o nera, è ricca di migliaia di sfumature, ognuna delle quali ci arricchisce e ci rende più completi, un piccolo pezzo alla volta.
Il Visconte dimezzato è il primo romanzo della cosiddetta Trilogia Araldica, di cui fanno parte anche Il barone rampante e Il cavaliere inesistente.
Voto: 8,5

Citazione: "O Pamela, questo è il bene dell'esser dimezzato: il capire d'ogni persona e cosa al mondo la pena che ognuno e ognuna ha per la propria incompletezza. Io ero intero e non capivo, e mi muovevo sordo e incomunicabile tra i dolori e le ferite seminati dovunque, là dove meno da intero uno osa credere. Non io solo, Pamela, sono un essere spaccato e divelto, ma tu pure e tutti. Ecco io ora ho una fraternità che prima, da intero, non conoscevo: quella con tutte le mutilazioni e le mancanze del mondo."


Colonna sonora: Viva la vida dei Coldplay
Consigliato: ai bambini, ma soprattutto ai grandi


Buona Lettura!

venerdì 10 febbraio 2012

Anteprima Io Donna: SEI BACI IN CERCA D'AUTORE

Lentamente, fra una nevicata e l'altra, si avvicina San Valentino, la festa degli innamorati. In tutta onestà è una ricorrenza che non amo particolarmente, troppo schiava del consumismo imperante. E poi, sono sincera, mi inquieta un po' aggirarmi per le strade della mia città circondata da vetrine tappezzate di cuori, fiori e TVB vari: sarà l'acidità da zitella, ma trovo tutto questo un tantino esagerato. Io sono per l'amore tutto l'anno! Ebbene sì, l'ho detto. Non c'è niente di più scontato e banale, ma è quello che penso. 
Ma per non cadere vittima del cinismo più cupo, cosa c'è di meglio di un buon romanzo? Magari di una storia di amore vero e profondo come quello di Lizzie e Darcy? Mentre decidete a quale scrittore affidare il vostro cuore voglio condividere con voi due racconti, ideati appositamente per il fatidico 14 febbraio.
Queste due brevi opere fanno parte di una piccola raccolta di sei racconti che potrete trovare nell'inserto femminile del Corriere della Sera Io Donna, in edicola da domani. 


Una piccola anticipazione tutta per voi!


baci in cerca d’autore
Appassionati, sinceri, falsi, sorprendenti, talvolta freddini. Di sicuro, sono sempre la spina dorsale di una storia d’amore. Di quelle vere e - soprattutto - di quelle fantasticate. Alla vigilia di San Valentino, ecco come una fotografa spagnola e sei scrittori declinano il celebre “apostrofo rosa tra le parole ti amo”. Romanticamente
di Cinzia Tani, Letizia Muratori, Paola Capriolo,
Barbara Alberti, Stenio Solinas, Alessandro D’Avenia,
foto di Marta Soul

La donna dai capelli rossi
di Cinzia Tani

Si erano incontrati e subito perduti. Lo sciopero l’aveva trattenuta nell’aeroporto dodici ore e il giornalista aveva intervistato anche lei per un servizio sui disagi dei viaggiatori. Poi non erano riusciti più a separarsi fino a quando l’altoparlante aveva annunciato il volo della ragazza dai capelli rossi. Andava a lavorare all’estero, non l’avrebbe visto più. Al momento dei saluti impulsivamente lo aveva baciato e una fotografa aveva fermato quell’istante. Nessuno dei due ha dimenticato quel bacio. Lei è tornata lasciandosi alle spalle un matrimonio finito. Lui è caporedattore, ha avuto molte storie senza ritrovare l’intensità di quella giornata all’aeroporto. Entrambi si sono riconosciuti nell’immagine pubblicata dal settimanale per San Valentino. Lei ha rintracciato la fotografa nell’assurda speranza che possa aiutarla a ritrovare l’uomo di cui non ricorda il cognome e l’ha pregata di spedirle una copia della fotografia. Poco dopo è stato lui a telefonare e ha ottenuto l’indirizzo della ragazza dai capelli rossi. Lei è stata avvertita e ora lo aspetta. Lo vede arrivare dalla finestra e si ritrae quando lui alza lo sguardo. Va all’ingresso e rimane immobile. Lui sfiora con la mano il campanello. Forse è uscita... forse non è sola... Meglio andarsene, riflettere, rimandare. Lei sente i passi che si allontanano e lascia la porta che per qualche istante ha assorbito i sospiri di entrambi, i colpi violenti del loro cuore. Poi ricorda lo slancio che dieci anni fa l’ha spinta nelle braccia di quell’uomo appena conosciuto. Spalanca la porta e lo chiama. Lui si volta. Il suo sguardo non è cambiato. Tutto è come allora, possono ricominciare da quel primo bacio.

Cinzia Tani, romana, scrittrice e autrice di numerosi programmi radio e televisivi. Tra i suoi libri: Amori crudeli,
Io sono un’assassina (Mondadori) e Stringimi (Piemme).




L’anima sulle labbra
di Alessandro D’Avenia


«Che progetti hai?» chiese lui. «Sopravvivere» rispose lei. «Beata te» La crisi tarlava tutto. I dialoghi tradivano un certo compiaciuto e finalmente lecito vittimismo, ma anche il cappuccino aveva la schiuma meno soffice, il dentifricio pizzicava troppo come negli anni ’80 e la luce del sole era ridotta ad uno strato lattiginoso sopra muri e tetti screpolati da altri soli un tempo ben più consapevoli.
Lui la baciò. I baci erano rimasti gli stessi. Neppure la crisi era capace di cambiarli. «Perché tra me e te metti sempre i tuoi baci?» chiese lei. «Che vuoi dire?» rispose lui. «Ci scontriamo sempre sulle nostre labbra» «Scontriamo?» «L’anima a me si concentra sulle labbra quando ti bacio e da lì vorrebbe saltare dentro la tua. Ma non la raggiungo mai» «Ci vai vicina?» «Sembra ogni volta che questa cosa sia un passo da noi, ma poi...» Lo baciò di nuovo. Di nuovo alla ricerca. Di nuovo. Adorare: dal lat. ad + os-oris (bocca): portare la bocca a. Tra i popoli antichi chi incontrava qualcuno ne afferrava un lembo della veste con la mano sinistra e baciava la propria destra, indirizzando poi quel bacio all’interessato. Come facciamo noi alle partenze dei treni dietro vetri impossibili da perforare. Per questo lei gli baciava sempre gli occhi. Sugli occhi soggiornava l’anima di lui. Sapeva che era l’unico modo di adorargli l’anima: baciarla. E li baciò ancora, quando lui li chiuse per l’ultima volta. E il bacio rimase sospeso, momentaneamente sospeso. Come il loro amore.

Alessandro D’Avenia, trentaquattro anni, dottore di ricerca in Lettere classiche, insegna Lettere al liceo ed è sceneggiatore.
A fine 2011 è uscito per Mondadori il suo secondo romanzo, Cose che nessuno sa.

Gli altri racconti li trovate su Io Donna in edicola l'11 febbraio.


martedì 7 febbraio 2012

Frankenstein


Titolo: Frankenstein, o il Prometeo moderno
Autrice: Mary Shelley
Titolo originale: Frankenstein, or the Modern Prometheus
Traduzione: Bruno Tasso
Editore: Bur
Collana: I grandi romanzi
Pagine: 209
Prezzo: 6,80 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione originale: 1818
Genere: classici, letteratura gotica
Codice ISBN: 978-88-17-15065-1


Trama: Attraverso una serie di lettere scritte alla sorella Margaret, il capitano Robert Walton narra il suo viaggio, in direzione del polo nord. Proprio durante questa impervia navigazione tra i ghiacci, Walton accoglie sulla sua nave il dottor Victor Frankenstein, che vagava allo stremo delle forze su una slitta. Frankenstein, fisicamente e psicologicamente provato, inizia il racconto della sua vita, una vita iniziata tra i fasti e le gioie di una buona famiglia di Ginevra e sprofondata in un incubo terribile per via della sua passione per la filosofia naturale. Egli, infatti, durante gli anni di studio all'università di Ingolstadt, riesce nell'impresa impossibile di donare la vita a un corpo inanimato. Ma la creatura che lui ha plasmato è un essere enorme, deforme e privo della grazia del genere umano. Il dottor Frankenstein capisce subito di aver creato un'aberrazione della natura, ottenebrato da deliri di grandezza, ma questo errore sarà la sua condanna.

Giudizio personale: Praticamente sommersa da una fitta coltre di neve bianca e alla disperata ricerca di un agognato raggio di sole in queste giornate dal clima siberiano, mi sono regalata questa lettura da tantissimo tempo rimandata e che mai come in questi giorni mi sembrava perfetta. L'atmosfera cupa e angosciante che pervade tutto il romanzo era così fortemente in contrapposizione con lo spettacolo meraviglioso che prendeva forma oltre la mia finestra da rendere il tutto estremamente speciale: il bianco puro della neve contro l'oscurità del libro. E così questo Frankenstein è stato un vortice di emozioni in questo gelido inverno. Il romanzo nasce fra il 1816 e il 1817 per mano dell'autrice inglese Mary Shelley, sulla scia di una sfida lanciata alla scrittrice e al marito Percy dall'amico e poeta Lord Byron. Nel maggio del 1816, infatti, i coniugi Shelley si trovano a Ginevra, con la sorellastra di Mary, Claire Clairmont, il suo amante, Lord Byron appunto e il medico personale di quest'ultimo, John Polidori. Nella quiete di Villa Diodati, i cinque passano intere giornate discutendo dell'uomo come strumento o fonte di vita e leggendo racconti di fantasmi. Proprio in seguita alla lettura di "Fantasmagoriana" Byron lancia l'idea di cimentarsi nella scrittura di un racconto dell'orrore. Mentre gli uomini si impegnavano in scritti su fantasmi e vampiri, Mary crea questo capolavoro della letteratura gotica, partendo da un incubo che aveva turbato le sue notti. Nasce così la storia di Victor Frankestein, giovane di buona famiglia appassionato di scienza e che, in seguito alla morte dell'amata madre, vede sempre più acuirsi il bisogno di trovare risposte ai grandi temi della vita e della morte. La filosofia naturale diventa per lui una sorta di faro che illumina la sua vita, una materia a cui si applica con fervore crescente: partendo prima dagli scritti di Paracelso e Cornelio Agrippa, e poi seguendo il professor Krempe e i suoi insegnamenti, arriva infine al coronamento di un lavoro estenuante e logorante. Dopo lunghe nottate passate fra cimiteri e  obitori, in una cupa notte, Frankestein riesce a infondere la scintilla della vita a un essere da lui creato assemblando pezzi di cadaveri; subito però si rende conto dell'orrore creato con le sue stesse mani, e fugge davanti alla creatura mostruosa appena plasmata. Il mostro, ripudiato e maledetto dal suo creatore, giura vendetta e cercherà in ogni modo di tormentare l'esistenza di Victor. 
La storia del dottor Frankenstein ci viene raccontata sotto forma di romanzo epistolare attraverso le lettere che il capitano Walton scrive alla sorella Margaret: in queste missive, Walton narra minuziosamente il suo incontro con Victor e il racconto che quest'ultimo intraprende, tra lo sbigottimento e l'incredulità dello stesso capitano. Per tutto il libro, il lettore è attraversato da questa atmosfera di angoscia costante che accompagna il protagonista, perfino climaticamente parlando: il tempo infatti non concede tregua, con cupe e tetre giornate che assecondano l'umore nero del protagonista. La parte migliore del romanzo è, a mio avviso, quella in cui Frankenstein e la sua creatura si trovano finalmente faccia a faccia e questo incontro dà finalmente la possibilità al mostro di narrare la propria storia. Ed è qui che si apprende come in realtà non ci fosse cattiveria in lui al momento della creazione: lui era come una vaso vuoto, asettico e privo di sentimenti, un vaso purtroppo riempito dalla cattiveria umana. La creatura, infatti, non mostra alcuna propensione alla crudeltà fino a che non entra in contatto con gli uomini, che lo temono e lo trattano come un demone. Ma è spiando un'umile famiglia, che egli apprende l'uso della parola, il significato di legame famigliare e sviluppo il desiderio di non rimanere solo. Il suo aspetto è però così terribile e spaventoso da allontanare chiunque, e questo fa sorgere in me una domanda: Perché Victor lo ripudia subito dopo avergli dato la vita? Solo per via del suo aspetto terrificante? Se avesse invece avuto sembianze più gradevoli, l'atteggiamento del suo creatore sarebbe stato il medesimo? In fin dei conti la popolazione, che non conosce la sua storia, lo teme proprio in funzione del suo aspetto fisico e non per quello che rappresenta. E il mostro percepisce questo, capisce di essere allontanato per via della sua estetica. Victor dal canto suo è un personaggio terribilmente contraddittorio: durante i suoi studi, accecato dalla voglia di raggiungere il traguardo prefissato, mai, nemmeno per un istante, si ferma a pensare a ciò che sta facendo, a quello che sta per accadere, salvo poi maledire la sua creazione e scappare, senza prendersi la responsabilità di quanto fatto. E sarà proprio questa sua propensione alla fuga, mista a un carattere non propriamente forte e tenace, a complicargli ulteriormente la vita. 
Frankenstein è terribilmente attuale: in un mondo in cui la scienza ha fatto passi da gigante, e che sempre più spesso mette i temi bioetici sotto i riflettori spingendoci a meditare sul significato della vita, la storia di uno scienziato pazzo che gioca a fare Dio è di una modernità disarmante. 
Mi concedo poche righe per una piccola digressione, una veloce considerazione che proprio non riesco a trattenere. Premettendo che nutro il massimo rispetto e la più grande stima nei confronti dei traduttori, che fanno un lavoro meraviglioso e che invidio pure un po', in questa versione del romanzo sono incappata in una scelta stilistica che detesto. Il traduttore ha infatti italianizzato tutti i nomi dei protagonisti. Ora, con tutto il rispetto di questo mondo, "Vittorio Frankenstein" non si può leggere. È quasi fastidioso, sgradevole anche a livello sonoro. Francamente non capisco questa scelta, mi sforzo ma proprio non ci riesco. Anche perché una delle cose più belle nel leggere un romanzo straniero è quella di farsi coinvolgere da una cultura nuova, che non ci è propria, viaggiando con la mente oltre i confini del tempo e dello spazio, e trovarsi nomi italiani incollati a cognomi teutonici stona parecchio. Un piccolo neo in una lettura estremamente positiva.
Voto: 8,5


Citazione: "Stranissima cosa è la conoscenza! Quando si è impadronita della mente, si abbarbica ad essa come un lichene alla roccia. Qualche volta provavo il desiderio di cancellare ogni pensiero e ogni sentimento; ma avevo imparato che esisteva solo un mezzo per vincere il dolore: la morte, uno stato che, senza conoscerlo, temevo."


Colonna sonora: Ruthless Gravity di Craig Armstrong
Consigliato: agli amanti del romanzo ottocentesco e della letteratura gotica
Istruzioni per l'uso: una tazza di tè bollente e questo meraviglioso paesaggio artico saranno una cornice perfetta per la vostra lettura.


Buona lettura!
Italian Blogs for Darfur
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