giovedì 14 giugno 2012

Anteprima Io Donna: INTERVISTA A MICHELA MURGIA

Oggi sono davvero felice di poter condividere con voi l'anteprima di questa bella intervista fatta alla bravissima Michela Murgia da Anna Maria Speroni, per il settimanale femminile del Corriere della Sera, Io Donna, in occasione dell'uscita del nuovo libro dell'autrice sarda, L'incontro, pubblicato da Einaudi

Accendo racconti come faceva mia nonna
“Scrivo per scaldare gli altri” dice Michela
Murgia. Che nel nuovo romanzo parla
di feste, processioni, piccole rivalità. E di
infanzie avventurose. Che non ci sono più
di Anna Maria Speroni, foto di Nicola De Luigi
Sono cresciuta nella convinzione che la Sardegna fosse il centro del mondo, e Cabras il suo piercing. Non
ho mai avuto voglia di andare via. Ma una comunità coesa è luogo di contraddizioni: la sbarra che ti sorregge è la stessa che ti rinchiude».
Tre anni fa, con Accabadora, Michela Murgia aveva ammaliato i lettori con una storia ambientata in una comunità «interagente e solidale anche nei segreti». L’incontro (Einaudi), in questi giorni in libreria, di una realtà simile mette in luce le contraddizioni. Lo spunto è autobiografico: «L’incontro è una festa diffusa in tutta la Sardegna: il giorno di Pasqua le statue di Gesù e della madonna vengono portate in due processioni distinte che si riuniscono in un luogo stabilito. Ma una volta, a Cabras, un’inimicizia tra parrocchie complicò l’evento. Io racconto la storia dal punto di vista di un bambino. Il quale, in un’estate che segnerà la sua crescita, capisce che non esiste solo il “noi”: a volte ci vuole anche l’“io”. Quando tutti pensano la stessa cosa, vuol dire che qualcuno non sta pensando. Il romanzo si svolge negli anni ’80, ma il tema della comunità e dei suoi confini è attuale.
A che cosa si riferisce?
Per esempio all’esaltazione di comunità come gruppo autoreferenziale propria del leghismo; a una retorica
dell’identità legata all’idea di un nucleo impermeabile che non può fare i conti con l’alterità, pena la sua stessa dissoluzione.
Lei però sembra legata alle sue radici. Sostiene anche il movimento indipendentista sardo.
Sono affezionata a certe dinamiche collettive da cui provengo: il “noi” iniziale della Comunità mi ha segnato. Ma ho imparato a riconoscerne le criticità: non esiste concetto di privacy; ci sono regole precise di normalità; la diversità trova posto con fatica e non sarà mai legittimata se non riesci ad agglomerare attorno a te un microcosmo. E le radici no, quelle ce le hanno gli alberi, l’uomo ha i piedi e deve camminare.
I protagonisti dell’Incontro sono tutti maschi.
Nel mio gruppo di amici ero l’unica femmina, ma nessuno degli altri mi vedeva come tale: mi è venuto spontaneo trasporre i ricordi al maschile.
Ha avuto un’infanzia avventurosa?
Godevamo di margini di libertà favolosi, inimmaginabili oggi. Ormai le avventure si vivono solo alla Playstation.
I genitori sono troppo protettivi?
L’infanzia dovrebbe contenere avventure con un margine di rischio, che non vuole dire rischiare la vita. Con
mia madre avevamo un patto, io e mio fratello: potete fare quel che volete ma ogni mezz’ora dovete farvi vedere. In mezz’ora non combinavamo più di tanto; però non ci tenevano in casa per stare tranquilli, un rischio se lo assumevano anche mamma e papà. E non sono venuta su male: ma senza paura di niente, casomai.
In L’incontro, come in Accabadora, c’è il tema dei legami scelti più forti di quelli di sangue. Nel primo tra amici, nel secondo tra genitori e “figli d’anima”, l’usanza secondo la quale i genitori affidano un bambino a un’altra famiglia. Anche lei lo ha voluto, a 18anni. Perché? Che cosa le mancava?
I molti modi in cui potevo essere figlia non stavano tutti nella casa in cui sono nata: di mamma non ce n’è una sola. Non è questione di mancare, ma di che cosa vuoi essere. Il contesto è determinante: non è vero che puoi diventare qualunque cosa, puoi diventare ciò che il contesto ti permette. I miei genitori avevano un’attività commerciale e a loro sembrava impossibile che io potessi fare altro. L’idea che potessi studiare, soprattutto teologia come poi ho scelto, era molto distante dalla loro sensibilità.
Quindi la nuova famiglia l’ha aiutata a proseguire gli studi.
Danilo Dolci (poeta, ndr) diceva:“Ciascuno cresce solo se sognato”. Bisogna che qualcuno ti sogni per come sarai, non solo come sei. La mia famiglia mi aveva sognato com’ero, per come sarei stata ce ne voleva un’altra.
Ha cambiato mille lavori. Il preferito?
Insegnare. Ho adorato i ragazzi, miniere di energie che ti costringono a guardare al futuro con occhi protettivi, da seminatore.
E poi ha cominciato a scrivere. Per caso, ha raccontato.
Per caso e per culo: non ho mai mandato niente all’editore.
E com’è che l’editore si accorse di lei?
Fu Massimo Coppola, direttore editoriale di Isbn (la casa editrice con cui poi pubblicai Il mondo deve sapere)
e conduttore di Avere vent’anni su Mtv. Stava preparando una puntata sull’azienda in cui lavoravo come telefonista, trovò il mio blog. Ed è iniziato tutto. Ho sempre avuto fiducia nelle mie capacità, ma della cosa che forse so fare meglio non mi ero accorta.
Lei non è uno degli autori che scrivono per un bisogno irrefrenabile?
No. Le storie si raccontano se qualcuno te lo chiede. Quando, da bambini, ci sedevamo davanti alla porta di casa c’era sempre uno che, dopo un momento di silenzio, diceva in sardo: “Nonna, accendi il racconto”. Come se fosse fuoco per scaldare gli altri. Questo imprinting mi è rimasto: per me stessa non scrivo nulla.



Trovate l'intervista integrale sul numero di Io Donna in edicola da sabato 16 giugno.

Titolo: L'incontro
Autrice: Michela Murgia
Editore: Einaudi
Pagine: 112
Prezzo: 10,00 €
Codice ISBN: 978-88-06-21266-7

Trama: Il tetto della parrocchia, il fitto dello stagno, il misterioso canale che serpeggia sotto la grata: è questa l'estate per Maurizio e per i suoi amici, un inseguirsi di giorni e avventure, serate in strada e storie di fantasmi. Ma intanto il paese si spacca in due, perdendo la naturalezza del suo invincibile presente plurale. In un crescendo esilarante e irresistibile, verso un finale dove persino le statue dei santi potrebbero diventare oggetti contundenti.
Maurizio ha dieci anni e non vede l'ora che comincino le vacanze. Per lui l'estate significa stare dai nonni a Crabas: lí ogni anno ritrova Franco e Giulio, fratelli di biglie, di ginocchia sbucciate e caccia alle libellule, e domina con loro un piccolo universo retto da legami che sembrano destinati a durare per sempre. Ma nell'estate del 1986 qualcosa di imprevedibile incrinerà la loro infanzia e mostrerà a tutti, adulti e ragazzi, quanto possa essere fragile il granito delle identità collettive.Basta un prete venuto da fuori a fondare una nuova parrocchia per portare una scintilla di fanatico antagonismo dove prima c'erano solo fratellanze. In quella crepa della comunità l'estraneo può assumere qualunque volto, persino i capelli rossi di un inseparabile compagno di giochi.
(da Einaudi.it)

Buona Lettura!

mercoledì 13 giugno 2012

Molto forte, incredibilmente vicino



Titolo: Molto forte, incredibilmente vicino
Autore: Jonathan Safran Foer
Titolo originale: Extremely loud & incredibly close
Traduzione: Massimo Bocchiola
Editore: Guanda
Collana: Le fenici tascabili
Pagine: 351
Prezzo: 10,00 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione originale: 2005
Anno 1ª edizione italiana: 2005
Genere: narrativa, narrativa americana
Codice ISBN: 978-88-8246-941-2


Trama: Oskar, un newyorkese di nove anni a suo modo geniale, ama inventare singolari dispositivi. Inventa camicie di becchime per farsi trasportare in volo dagli uccelli in caso di emergenza, inventa un sistema di tubi collegato ai cuscini di tutti i letti di New York per raccogliere le lacrime di chi piange prima di dormire, riversarle nel laghetto del Central Park e mostrare ogni giorno il livello di sofferenza della sua città. A Oskar capita di piangere sul cuscino, da quando suo padre, complice di tanti giochi e invenzioni, è morto nell’attacco alle Torri Gemelle.Un giorno, non troppo per caso, in un vaso azzurro trovato nell’armadio del padre scopre una busta che contiene una chiave. Sul retro della busta c’è una scritta: «Black». Che serratura apre quella chiave? E se Black è un nome, chi è Black? Per scoprirlo Oskar intende bussare alla porta di tutti i Mr e Mrs Black della città: forse uno di loro sa qualcosa, conosce un segreto che può farlo sentire più vicino al padre. E se il suo viaggio per i distretti di New York non gli riporterà chi se n’è andato per sempre, forse gli recherà altri doni...
(dalla quarta di copertina)

Giudizio personale: Penso di poter dire, con quasi assoluta certezza, che questa sia una delle recensioni più difficili che mi sia mai ritrovata a fare, da più di una settimana ci rimugino sopra, cercando di fare mente locale e capire bene cosa questo romanzo mi ha lasciato. Perché questa è stata, in tutto e per tutto, una lettura difficilissima che, per dirla alla Oskar, mi ha lasciato le scarpe pesanti, enormemente pesanti, e il cuore in lacrime. Questo libro ti entra dentro, con una forza inaudita, che non ti aspetti e ti trascina per le strade di una New York ferita, ma con tanta voglia di risollevarsi. Il protagonista di questo romanzo è Oskar, un bambino di nove anni a cui la vita ha strappato via il padre troppo presto, vittima dell'attentato al World Trade Center. Perdere un genitore è un dramma, a qualsiasi età, un dolore immenso e senza fine; perdere il papà a nove anni deve essere qualcosa di indescrivibile. Oskar aveva con suo padre un rapporto straordinario, unico, fatto di magia e complicità, quel tipo di rapporto che ti avvolge completamente, ma che ti lascia svuotato di tutto quando questo si interrompe in maniera così brusca. Il dolore che resta è così lancinante da rendere tutto impossibile, inutile. Difficile spiegare a un ragazzino di quell'età che la vita è così. Difficile fa convivere due modi diversi di vivere una perdita così grande, quella di un padre, quella di un marito. Oskar cerca di riempire le sue giornate, di occupare la mente per non pensare all'impensabile. Finché un giorno trova una chiave, una semplice e anonima chiave all'interno di una busta sul cui retro è stata scritta la parola "Black". Quella chiave è l'inizio di una caccia al tesoro infinita, sulle orme di un fantomatico Mr. Black (o Miss Black) che Oskar vuole trovare ad ogni costo, dovesse setacciare tutta New York, perché lui ha bisogno di risposte, ne ha bisogno per espiare un senso di colpa che lo sta divorando.
Questa è, a brevissime parole, la storia di Molto forte, incredibilmente vicino, ma nello stesso tempo è solo una parte infinitesimale di un quadro d'insieme molto più ampio. In questo libro c'è innanzi tutto la storia di una città ferita, spaventata e addolorata che con forza e tenacia si sta rialzando, dopo quello che è stato il capitolo più buio della sua storia. La ricerca di Oskar è questo, una sequenza di uomini e donne, di storie personali uniche che intrecciate formano un mosaico di vite eccezionali, le fondamenta della città di New York. 
Poi c'è un profondo messaggio di pace, di unità e fratellanza, una condanna della guerra in tutte le sue forme. Si parte dal bombardamento di Dresda e si arriva all'11 settembre, passando per l'atomica su Hiroshima. La violenza genera violenza, la guerra è solo dolore e devastazione: un messaggio tanto semplice che ti viene da chiederti come sia possibile, ad oggi, vivere in un modo dominato da guerre e odio.
Infine c'è Oskar. Mi è capitato di leggere recensioni, in alcuni casi illustri, che etichettavano questo libro, ma sopratutto l'autore, come furbo e "scorretto" per aver scelto come protagonista una bambino, affibbiandogli comportamenti poco credibili, in cerca della lacrima facile. A pensarci bene, a freddo, forse è in parte vero tutto questo. È vero che Oskar adotta in alcuni casi atteggiamenti non propriamente tipici per la sua età, ma è altrettanto vero che lui è un bambino sveglio, attento e interessato al mondo (ne esistono tanti di bambini così) e che ha vissuto un dramma enorme, che per forza di cose ti fa crescere più in fretta, molto più in fretta dei tuoi coetanei. Eppure lui rimane bambino, impossibile non vederlo, con il suo strano modo di esprimere, o meglio nascondere il dolore. Ed è qui che ti si stringe il cuore, quando emerge tutta la fragilità di questo bambino speciale. Mi ha strappato il cuore la scena della recita di Amleto, quanto avrei voluto abbracciarlo e stringerlo forte in quel momento. E il finale, quel dialogo liberatorio e salvifico con un perfetto estraneo ti priva delle ultime, residue barriere, lasciandoti allo stesso tempo ferita ma allo stesso tempo alleggerita di un peso estenuante. Il quel momento, su quelle pagine, non mi sono solo commossa, ho pianto come non mi capitava da molto tempo per un libro. Ho pianto come una bambina. Senza controllo. 
Questo libro va letto, se lo merita fino all'ultima parola dell'ultima pagina. Vi riappacificherà col mondo. 
Voto: 9


Citazione: "Che rimpianto, pensare che serve una vita per imparare a vivere una vita, Oskar. Perchè se potessi rivivere la mia vita mi comporterei diversamente. Cambierei la mia vita."


Colonna sonora: I still haven't found what I'm looking for deli U2
Consigliato: assolutamente sì, davvero a tutti
Istruzioni per l'uso: preparate i fazzoletti, vi serviranno 


Buona Lettura! 

venerdì 8 giugno 2012

Dal 13 giugno in libreria: NELLA TERRA DELLA NUVOLA BIANCA


Dati Tecnici: 
Titolo: Nella Terra della nuvola bianca
Autrice: Sarah Lark
Editore: Sonzogno
Pagine: 512
Prezzo: 18,50 €
Codice ISBN: 978-88-454-2524-0

Arriverà nelle libreria italiane il prossimo 13 giugno il romanzo di esordio della scrittrice Sarah Lark. Pubblicato dalla Sonzogno, sarà disponibile sia in formato cartaceo sia in e-book. 

"Nella Terra della nuvola bianca" è il primo romanzo di una saga, ambientata in Nuova Zelanda, che in Germania ha venduto più di un milione di copie e da un anno è stabile in vetta alle classifiche di vendita spagnole.



La stampa europea dice: 

  • "La storia senza tempo di una straordinaria amicizia al femminile. L'affresco vibrante e accurato di un'epoca in bilico tra tradizione e modernità" – El País
  • "Una saga epica e romantica sulla cultura dei Maori e la colonizzazione della Nuova Zelanda"  Der Spiegel
  • "La migliore letteratura di viaggio: da assaporare durante le vacanze" - Nurnberger Nachrichten


Trama: Londra, 1852. Due giovani donne diversissime tra loro ma accomunate da una grande senso dell’avventura e dalla passione per la libertà, si imbarcano dirette in Nuova Zelanda e ben presto stringono un’amicizia destinata a durare per sempre. Per entrambe questo è l’inizio di una nuova vita come future spose di due uomini che non conoscono ma che rappresentano per loro un sogno di emancipazione e di romanticismo. Gwyneira, di origini nobili, è promessa al figlio di un magnate della lana mentre Helen, istitutrice di professione, ha accettato la proposta di matrimonio di un contadino. Gwyneira e Helen seguono il loro destino in una terra che ha i colori e i profumi del paradiso. Ma riusciranno davvero a trovare l’amore e la felicità dall’altra parte del mondo?

"Intorno a me ampi paesaggi di infinita bellezza, ma a tutta questa magnificenza manca un centro che porti luce e amore nella mia vita. Sì, vorrei una donna pronta a intrecciare il suo destino con il mio. Potreste essere voi questa donna?
Le montagne svettavano oltre le nubi, sembrava che fluttuassero in un ovattato candore. Si racconta che i primi uomini ad arrivare in canoa dalla Polinesia si trovarono di fronte a questa stessa visione. Per questo il nome maori della Nuova Zelanda è Aotearoa, la Terra della nuvola bianca."
Se questo libro vi incuriosisce, Sonzogno vi dà l'opportunità di scaricarne un'anticipazione in formato e-book. L'anteprima contiene un estratto del romanzo, un'intervista all'autrice e una selezione fotografica della Nuova Zelanda. Se sei interessato clicca qui.
Sarah Lark ha lavorato per molti anni come guida turistica e ben presto si è innamorata della Nuova Zelanda che l'ha stregata con i suoi paesaggi dalla bellezza quasi irreale. Nella terra della nuvola bianca, il suo romanzo d'esordio, è il primo libro di una saga in cinque episodi che ha come palcoscenico la favolosa terra dei maori.



Buona Lettura!
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