lunedì 19 marzo 2012

La ragazza delle arance


Titolo: La ragazza delle arance
Autore: Jostein Gaarder
Titolo originale: Appelsinpiken
Traduzione: Lucia Barni
Editore: TEA
Collana: Teadue
Pagine: 193
Prezzo: 8,60 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione originale: 2003
Anno 1ª edizione italiana: 2004
Genere: narrativa
Codice ISBN: 978-88-502-1457-0


Trama: Georg Røed ha quindici anni e conduce una vita tranquilla. Un giorno trova una lettera che suo padre Jan gli aveva scritto prima di morire – quando Georg era ancora molto piccolo – e che aveva poi nascosto nella fodera del passeggino, affinché il figlio la potesse trovare una volta grande. In questa lettera il padre racconta la storia della "Ragazza delle arance", da lui incontrata per caso su un tram di Oslo. Una storia misteriosa, fatta di molti sguardi e pochissime parole al quale Georg si appassiona immediatamente e che sembra riguardarlo sempre più da vicino. Un film quasi muto che Jostein Gaarder, a poco a poco, fa parlare con una musica lieve, quasi una fantasia tra memoria e presente in cui le voci del padre e del figlio finiscono con l’intrecciarsi a creare un’unica riflessione sul valore dell’esistenza umana e sulla sua bellezza. 
(dalla quarta di copertina)

Giudizio personale: Questa lettura è stata decisamente un'altalena di emozioni, tuttavia sono un po' indecisa sul mio giudizio finale, anche perché non è stata affatto una lettura facile per me. La storia di Georg è sicuramente densa di sentimenti ed emozioni contrastanti. Pensate come ci si possa sentire a 15 anni, nel pieno della giovinezza e degli sbalzi d'umore tipici di quell'età, a stringere fra le mani una lunghissima lettera che tuo padre, morto da undici anni, ha scritto per te e ritrovata solo ora. Così inizia questo romanzo, con un ragazzino che non ha mai potuto davvero conoscere il padre perché aveva solo quattro anni quando il destino crudele l'ha portato via, e che stringe fra le mani un fascio di carte in cui è racchiusa una storia straordinaria e dolorosa allo stesso tempo. Una sorta di testamento spirituale che Jan Olav scrive per il figlio con il desiderio di lasciare qualcosa di sé stesso a questo bambino in cui, un giorno, il ricordo del padre potrebbe essere così flebile e inconsistente da rendere la sua figura solo un alone sfuocato. Ed è esattamente quello che sta succedendo quando la lettere viene trovato. In quelle righe Jan racconta di come, molti anni prima, fece un incontro destinato a cambiargli la vita: su un tram i suoi occhi incrociano quelli di una ragazza, "la ragazza delle arance", e questo basta per far scattare la scintilla. Da qui parte la descrizione di una storia d'amore fuori dalle righe, atipica e coinvolgente che trascina il lettore incuriosendolo pagina dopo pagina. Questo forte desiderio di condivisione di Jan è molto emozionante e commovente, e la reazione di Georg è dolcissima e toccante, soprattutto in alcuni passaggi del romanzo, quando si accorge finalmente delle tante caratteristiche in comune con il padre. Non è facile per un adolescente che è cresciuto con i ricordi che gli altri hanno di suo padre poter crearne di propri. È una storia di dolore e sul dolore causato da una perdita così grande, ma è anche e soprattutto una storia d'amore: amore verso un figlio, amore verso una ragazza. Rimane però un aspetto del romanzo (che non voglio svelarvi per non rovinarvi la lettura) che mi ha lasciata un po' perplessa. Alla fine della sua lettera, Jan pone una domanda a Georg, una domanda molto forte e importante alla quale lo stesso Jan ha cercato di dare una risposta. Ecco, la risposta che Jan si dà mi ha lasciato quasi basita, non mi aspettavo, dopo una lettera così bella, una risposta di quel tipo. Per questo resto un po' indecisa nella mia valutazione, perché quella domanda non è secondaria ma fondamentale per il fulcro del romanzo e una tale risposta mi ha fatto storcere il naso, pur essendo assolutamente comprensibile e per certi versi anche condivisibile. Se lo avete letto mi farebbe molto piacere sapere come la pensate a questo proposito.
In conclusione è stata una piacevole lettura, di quelle che comunque lasciano il segno.
Voto: 7

Citazione: Non sei venuto fin qui a Siviglia per incontrare una "ragazza". Avresti fatto tanta fatica per niente, perché l'Europa brulica di ragazze. Ma sei venuto per trovare me. E di me ce n'è una sola. Neanch'io ho mandato una cartolina a "un uomo" a Oslo. L'ho mandata a te.

Colonna sonora: Father and Son di Cat Stevens
Consigliato: a chi vuole riconciliarsi con la vita, a padri e figli e figlie

Buona Lettura!

9 commenti:

  1. ho letto il libro ma non mi ricordo la domanda e la risposta... penso però che possa avere solo un senso filosofico, dato l'autore. Per me rimane uno dei migliori della letteratura nord europea, anche se questo libro non ne incarna profondamente l'essenza... la lettura è sicuramente piacevole ma trovo che Gaarder abbia scritto di meglio :)

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    1. sì sì, ero una domanda essenzialmente filosofica.
      Quali opere mi potresti consigliare di questo autore? Perché sarei curiosa di leggere altri suoi libri

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  2. è un libro che osa poco secondo me, personalmente ho notato un costante distacco col lettore che non me l'ha fatto apprezzare pienamente. Per carità il romanzo è più che sufficiente, ma mi aspettavo di più!

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    1. è vero, rimane sempre distaccato. Vista la storia mi aspettavo un maggiore coinvolgimento emotivo.

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  3. Gaarder è un autore che mi piace moltissimo, ma "La Ragazza delle Arance" è l'unico suo libro che non ho ancora letto. Il suo romanzo migliore è senza dubbio "Il mondo di Sofia", ma io ti consiglierei di leggere prima "L'enigma del solitario" che secondo me merita perché è davvero molto carino ma è quasi un romanzo preparatorio a "Il mondo di Sofia" e se viene letto dopo (come ho fatto io) secondo perde un po'.

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  4. adoro questo autore e mi è piaciuto un sacco questo libro!
    mi ha anche commosso... :)
    ho un blog nuovissimo, nato pochi giorni fa...se ti va di passare a farmi visita ne sarei felice! :)
    Gaia

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