lunedì 25 luglio 2011

La lettera scarlatta



Titolo: La lettera scarlatta
Autore: Nathaniel Hawthorne
Titolo originale: The Scarlet Letter
Traduzione: Bruno Tasso
Editore: Bur
Collana: I grandi romanzi Bur
Pagine: 251
Prezzo: 6,80 €
Formato: brossura
Anno 1ᵃ edizione originale: 1850
Anno 1ᵃ edizione italiana: 1957
Genere: Classici
Codice ISBN: 978-88-17-01688-9




Trama: Ambientato nel New England puritano nel XVII secolo, questo romanzo narra la storia di Hester Prynne, giovane donna condannata ad indossare per tutta la vita una A scarlatta, segno dell'adulterio di cui si è macchiata e da cui è nata anche una bambina. Additata dai concittadini come peccatrice, rifiuterà sempre di rivelare il nome dell'amante anche quando il marito ricomparirà minacciando di non darsi pace finché non avrà trovato l'uomo del peccato.

Giudizio personale: Fra i classici della letteratura che ho avuto il piacere di leggere negli ultimi anni, questo forse è quello che mi ha entusiasmato meno. Credo che la mia insoddisfazione dipenda gran parte dall'atmosfera cupa e pesante che si respira già dalle primissime pagine. L'ambientazione fra i puritani del New England conferisce al romanzo una cappa di austerità e angoscia che non può lasciare indifferente. L'America del diciasettesimo secolo era un insieme di colonie appena fondate e abitate da coloro che fuggivano dal vecchio continente. Quello dei puritani è un movimento nato all'interno del protestantesimo di Giovanni Calvino, allo scopo di purificare la Chiesa Anglicana e annullare i compromessi con la Chiesa Cattolica promossi da Enrico VIII e da Elisabetta I. Perseguitati dall'arcivescovo di Canterbury e dal re Carlo I, i puritani furono costretti alla fuga verso l'Olanda e il nuovo mondo. E' bizzarro pensare a come coloro che hanno subito persecuzioni e privazioni di libertà, una volta giunti in un nuovo paese (tutto da costruire) non mostrino un minimo di apertura mentale fondamentale per la convivenza. I puritani giudicano Hester per aver commesso un peccato carnale, punibile anche con la morte, per non essersi comportata secondo le regole della loro religione. Il romanzo si apre con una scena terribile: Hester costretta a restare per tre ore sul patibolo, nel centro della città, con la A scarlatta sul petto e fra le braccia il frutto del peccato, una bambina urlante, in modo che tutti, nessuno escluso potesse vederla e giudicarla. Hawthorne dà voce alle matrone presenti, che la trattano come se fosse un'assassina. In seguito Hester viene evitata come la peste, nessuno parla con lei quasi come a voler evitare di essere contaminati dal peccato, eppure a lei si rivolgono per le sue mirabili doti di ricamatrice: è proprio vero che la vanità supera ogni pregiudizio. La parte migliore del romanzo sta tutta nella straordinaria forza della protagonista, che mai si abbatte, ma affronta la condanna con una dignità unica, rifiutandosi fino alla fine di rivelare il nome dell'amante. La figura di Pearl, la figlia di Hester, è invece un po' inquietante così come inquietanti e angoscianti sono i continui riferimenti al male, al peccato e a tutto ciò che non è divino. 
Il romanzo è accompagnato da un'introduzione "La Dogana", a mio parere un po' pesante e prolissa e francamente non indispensabile ai fini della trama.
Voto: 7,5


Citazione: "Tanto l'odio quanto l'amore, se raggiungono una certa intensità, presuppongono una conoscenza reciproca di due cuori così profonda che un essere umano si trova alla mercé di un altro per la vita del suo spirito; ed è per questo che tanto l'amante appassionato quanto il nemico inesorabile si sentono mancare le ragioni della vita se sia loro sottratto l'oggetto dell'amore o dell'odio."


Colonna sonora: Don't Forget Me dei Way Out West
Consigliato a: agli amanti dei classici di ambientazione secentesca
Istruzioni per l'uso: da evitare se non amate i moralismi e i finti perbenisti


Buona Lettura!


2 commenti:

  1. Bella recensione! Ho letto questo romanzo tanti anni fa, e anch'io ricordo questa atmosfera opprimente che non mi aveva fatto entusiasmare. Devo anche dire però che,in generale, non ho un grande feeling con la letteratura americana.

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  2. Per ora non ho avuto grosse difficoltà con la letteratura americana, ad eccezione di Kerouac che proprio non mi è piaciuto. Per adesso comunque preferisco nettamente i classici inglesi....mi hanno fatta innamorare

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