Titolo: Frankenstein, o il Prometeo moderno
Autrice: Mary Shelley
Titolo originale: Frankenstein, or the Modern Prometheus
Traduzione: Bruno Tasso
Editore: Bur
Collana: I grandi romanzi
Pagine: 209
Prezzo: 6,80 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione originale: 1818
Genere: classici, letteratura gotica
Codice ISBN: 978-88-17-15065-1
Trama: Attraverso una serie di lettere scritte alla sorella Margaret, il capitano Robert Walton narra il suo viaggio, in direzione del polo nord. Proprio durante questa impervia navigazione tra i ghiacci, Walton accoglie sulla sua nave il dottor Victor Frankenstein, che vagava allo stremo delle forze su una slitta. Frankenstein, fisicamente e psicologicamente provato, inizia il racconto della sua vita, una vita iniziata tra i fasti e le gioie di una buona famiglia di Ginevra e sprofondata in un incubo terribile per via della sua passione per la filosofia naturale. Egli, infatti, durante gli anni di studio all'università di Ingolstadt, riesce nell'impresa impossibile di donare la vita a un corpo inanimato. Ma la creatura che lui ha plasmato è un essere enorme, deforme e privo della grazia del genere umano. Il dottor Frankenstein capisce subito di aver creato un'aberrazione della natura, ottenebrato da deliri di grandezza, ma questo errore sarà la sua condanna.
Giudizio personale: Praticamente sommersa da una fitta coltre di neve bianca e alla disperata ricerca di un agognato raggio di sole in queste giornate dal clima siberiano, mi sono regalata questa lettura da tantissimo tempo rimandata e che mai come in questi giorni mi sembrava perfetta. L'atmosfera cupa e angosciante che pervade tutto il romanzo era così fortemente in contrapposizione con lo spettacolo meraviglioso che prendeva forma oltre la mia finestra da rendere il tutto estremamente speciale: il bianco puro della neve contro l'oscurità del libro. E così questo Frankenstein è stato un vortice di emozioni in questo gelido inverno. Il romanzo nasce fra il 1816 e il 1817 per mano dell'autrice inglese Mary Shelley, sulla scia di una sfida lanciata alla scrittrice e al marito Percy dall'amico e poeta Lord Byron. Nel maggio del 1816, infatti, i coniugi Shelley si trovano a Ginevra, con la sorellastra di Mary, Claire Clairmont, il suo amante, Lord Byron appunto e il medico personale di quest'ultimo, John Polidori. Nella quiete di Villa Diodati, i cinque passano intere giornate discutendo dell'uomo come strumento o fonte di vita e leggendo racconti di fantasmi. Proprio in seguita alla lettura di "Fantasmagoriana" Byron lancia l'idea di cimentarsi nella scrittura di un racconto dell'orrore. Mentre gli uomini si impegnavano in scritti su fantasmi e vampiri, Mary crea questo capolavoro della letteratura gotica, partendo da un incubo che aveva turbato le sue notti. Nasce così la storia di Victor Frankestein, giovane di buona famiglia appassionato di scienza e che, in seguito alla morte dell'amata madre, vede sempre più acuirsi il bisogno di trovare risposte ai grandi temi della vita e della morte. La filosofia naturale diventa per lui una sorta di faro che illumina la sua vita, una materia a cui si applica con fervore crescente: partendo prima dagli scritti di Paracelso e Cornelio Agrippa, e poi seguendo il professor Krempe e i suoi insegnamenti, arriva infine al coronamento di un lavoro estenuante e logorante. Dopo lunghe nottate passate fra cimiteri e obitori, in una cupa notte, Frankestein riesce a infondere la scintilla della vita a un essere da lui creato assemblando pezzi di cadaveri; subito però si rende conto dell'orrore creato con le sue stesse mani, e fugge davanti alla creatura mostruosa appena plasmata. Il mostro, ripudiato e maledetto dal suo creatore, giura vendetta e cercherà in ogni modo di tormentare l'esistenza di Victor.
La storia del dottor Frankenstein ci viene raccontata sotto forma di romanzo epistolare attraverso le lettere che il capitano Walton scrive alla sorella Margaret: in queste missive, Walton narra minuziosamente il suo incontro con Victor e il racconto che quest'ultimo intraprende, tra lo sbigottimento e l'incredulità dello stesso capitano. Per tutto il libro, il lettore è attraversato da questa atmosfera di angoscia costante che accompagna il protagonista, perfino climaticamente parlando: il tempo infatti non concede tregua, con cupe e tetre giornate che assecondano l'umore nero del protagonista. La parte migliore del romanzo è, a mio avviso, quella in cui Frankenstein e la sua creatura si trovano finalmente faccia a faccia e questo incontro dà finalmente la possibilità al mostro di narrare la propria storia. Ed è qui che si apprende come in realtà non ci fosse cattiveria in lui al momento della creazione: lui era come una vaso vuoto, asettico e privo di sentimenti, un vaso purtroppo riempito dalla cattiveria umana. La creatura, infatti, non mostra alcuna propensione alla crudeltà fino a che non entra in contatto con gli uomini, che lo temono e lo trattano come un demone. Ma è spiando un'umile famiglia, che egli apprende l'uso della parola, il significato di legame famigliare e sviluppo il desiderio di non rimanere solo. Il suo aspetto è però così terribile e spaventoso da allontanare chiunque, e questo fa sorgere in me una domanda: Perché Victor lo ripudia subito dopo avergli dato la vita? Solo per via del suo aspetto terrificante? Se avesse invece avuto sembianze più gradevoli, l'atteggiamento del suo creatore sarebbe stato il medesimo? In fin dei conti la popolazione, che non conosce la sua storia, lo teme proprio in funzione del suo aspetto fisico e non per quello che rappresenta. E il mostro percepisce questo, capisce di essere allontanato per via della sua estetica. Victor dal canto suo è un personaggio terribilmente contraddittorio: durante i suoi studi, accecato dalla voglia di raggiungere il traguardo prefissato, mai, nemmeno per un istante, si ferma a pensare a ciò che sta facendo, a quello che sta per accadere, salvo poi maledire la sua creazione e scappare, senza prendersi la responsabilità di quanto fatto. E sarà proprio questa sua propensione alla fuga, mista a un carattere non propriamente forte e tenace, a complicargli ulteriormente la vita.
Frankenstein è terribilmente attuale: in un mondo in cui la scienza ha fatto passi da gigante, e che sempre più spesso mette i temi bioetici sotto i riflettori spingendoci a meditare sul significato della vita, la storia di uno scienziato pazzo che gioca a fare Dio è di una modernità disarmante.
Mi concedo poche righe per una piccola digressione, una veloce considerazione che proprio non riesco a trattenere. Premettendo che nutro il massimo rispetto e la più grande stima nei confronti dei traduttori, che fanno un lavoro meraviglioso e che invidio pure un po', in questa versione del romanzo sono incappata in una scelta stilistica che detesto. Il traduttore ha infatti italianizzato tutti i nomi dei protagonisti. Ora, con tutto il rispetto di questo mondo, "Vittorio Frankenstein" non si può leggere. È quasi fastidioso, sgradevole anche a livello sonoro. Francamente non capisco questa scelta, mi sforzo ma proprio non ci riesco. Anche perché una delle cose più belle nel leggere un romanzo straniero è quella di farsi coinvolgere da una cultura nuova, che non ci è propria, viaggiando con la mente oltre i confini del tempo e dello spazio, e trovarsi nomi italiani incollati a cognomi teutonici stona parecchio. Un piccolo neo in una lettura estremamente positiva.
Voto: 8,5
Citazione: "Stranissima cosa è la conoscenza! Quando si è impadronita della mente, si abbarbica ad essa come un lichene alla roccia. Qualche volta provavo il desiderio di cancellare ogni pensiero e ogni sentimento; ma avevo imparato che esisteva solo un mezzo per vincere il dolore: la morte, uno stato che, senza conoscerlo, temevo."
Colonna sonora: Ruthless Gravity di Craig Armstrong
Consigliato: agli amanti del romanzo ottocentesco e della letteratura gotica
Istruzioni per l'uso: una tazza di tè bollente e questo meraviglioso paesaggio artico saranno una cornice perfetta per la vostra lettura.
La storia del dottor Frankenstein ci viene raccontata sotto forma di romanzo epistolare attraverso le lettere che il capitano Walton scrive alla sorella Margaret: in queste missive, Walton narra minuziosamente il suo incontro con Victor e il racconto che quest'ultimo intraprende, tra lo sbigottimento e l'incredulità dello stesso capitano. Per tutto il libro, il lettore è attraversato da questa atmosfera di angoscia costante che accompagna il protagonista, perfino climaticamente parlando: il tempo infatti non concede tregua, con cupe e tetre giornate che assecondano l'umore nero del protagonista. La parte migliore del romanzo è, a mio avviso, quella in cui Frankenstein e la sua creatura si trovano finalmente faccia a faccia e questo incontro dà finalmente la possibilità al mostro di narrare la propria storia. Ed è qui che si apprende come in realtà non ci fosse cattiveria in lui al momento della creazione: lui era come una vaso vuoto, asettico e privo di sentimenti, un vaso purtroppo riempito dalla cattiveria umana. La creatura, infatti, non mostra alcuna propensione alla crudeltà fino a che non entra in contatto con gli uomini, che lo temono e lo trattano come un demone. Ma è spiando un'umile famiglia, che egli apprende l'uso della parola, il significato di legame famigliare e sviluppo il desiderio di non rimanere solo. Il suo aspetto è però così terribile e spaventoso da allontanare chiunque, e questo fa sorgere in me una domanda: Perché Victor lo ripudia subito dopo avergli dato la vita? Solo per via del suo aspetto terrificante? Se avesse invece avuto sembianze più gradevoli, l'atteggiamento del suo creatore sarebbe stato il medesimo? In fin dei conti la popolazione, che non conosce la sua storia, lo teme proprio in funzione del suo aspetto fisico e non per quello che rappresenta. E il mostro percepisce questo, capisce di essere allontanato per via della sua estetica. Victor dal canto suo è un personaggio terribilmente contraddittorio: durante i suoi studi, accecato dalla voglia di raggiungere il traguardo prefissato, mai, nemmeno per un istante, si ferma a pensare a ciò che sta facendo, a quello che sta per accadere, salvo poi maledire la sua creazione e scappare, senza prendersi la responsabilità di quanto fatto. E sarà proprio questa sua propensione alla fuga, mista a un carattere non propriamente forte e tenace, a complicargli ulteriormente la vita.
Frankenstein è terribilmente attuale: in un mondo in cui la scienza ha fatto passi da gigante, e che sempre più spesso mette i temi bioetici sotto i riflettori spingendoci a meditare sul significato della vita, la storia di uno scienziato pazzo che gioca a fare Dio è di una modernità disarmante.
Mi concedo poche righe per una piccola digressione, una veloce considerazione che proprio non riesco a trattenere. Premettendo che nutro il massimo rispetto e la più grande stima nei confronti dei traduttori, che fanno un lavoro meraviglioso e che invidio pure un po', in questa versione del romanzo sono incappata in una scelta stilistica che detesto. Il traduttore ha infatti italianizzato tutti i nomi dei protagonisti. Ora, con tutto il rispetto di questo mondo, "Vittorio Frankenstein" non si può leggere. È quasi fastidioso, sgradevole anche a livello sonoro. Francamente non capisco questa scelta, mi sforzo ma proprio non ci riesco. Anche perché una delle cose più belle nel leggere un romanzo straniero è quella di farsi coinvolgere da una cultura nuova, che non ci è propria, viaggiando con la mente oltre i confini del tempo e dello spazio, e trovarsi nomi italiani incollati a cognomi teutonici stona parecchio. Un piccolo neo in una lettura estremamente positiva.
Voto: 8,5
Citazione: "Stranissima cosa è la conoscenza! Quando si è impadronita della mente, si abbarbica ad essa come un lichene alla roccia. Qualche volta provavo il desiderio di cancellare ogni pensiero e ogni sentimento; ma avevo imparato che esisteva solo un mezzo per vincere il dolore: la morte, uno stato che, senza conoscerlo, temevo."
Colonna sonora: Ruthless Gravity di Craig Armstrong
Consigliato: agli amanti del romanzo ottocentesco e della letteratura gotica
Istruzioni per l'uso: una tazza di tè bollente e questo meraviglioso paesaggio artico saranno una cornice perfetta per la vostra lettura.
Buona lettura!
Odio quando i traduttori italianizzano i nomi!!! Che assurdità!
RispondiEliminaHo sempre temuto di leggere Frankstein...è una storia così triste...la riflessione su cui ti soffermi è d'altronde uno dei motivi principali per continuare a leggerlo..:-)
Questa è la prima volta che mi capita in letteratura, in precedenza mi era successo solo con qualche film un po' datato. Ma che fastidio!!!!
EliminaEffetivamente è una storia piuttosto triste, però stimola molte riflessioni ed è molto attuale sotto molti punti di vista.
l'ho letto qualche anno fa e senza scenario artico e mi è piaciuto tanto, mi ha anche commosso a tratti.
RispondiEliminaConcordo con te sulle italianizzazioni, non si possono sentire, fanno tanto periodo fascista, quando si diceva Guglielmo Shakespeare e altre idiozie simili!!
ahah Guglielmo Shakespeare è orribile!!!! Spero onestamente non mi capiti più perché sono terribili!
EliminaPiccola curiosità:Mary Shelley era la figlia della femminista Mary Wollstonecraft!
RispondiEliminaGrazie Toinette, hai fatto benissimo a ricordarlo. Di Mary Shelley si ricordano sempre gli uomini della sua vita e mai la madre (anch'io ho commesso questo errore, shame on me).
EliminaDovresti vedere la traduzione della serie di Hap e Leonard di Lansdale della stile libero Einaudi. Fa pena! Italianizzare i nomi poi non so neanche che senso abbia... la Shelley io la adoro, era totalmente conquistata dalle storie di fantasmi che si raccontavano Keats e Shelley quando, nei loro soggiorni all'estero erano costretti a restare in casa a lungo per la pioggia.... lo sai che Mary ha tratto ispirazione anche dalla famosa casa di Keats e Shelley in piazza di Spagna a Roma? Se ti capita vai a farci un giro, merita!!!!
RispondiEliminaMa infatti non ha proprio senso. Ma deve essere un vizio tutto italiano, perché anche nel doppiaggio delle serie tv ne combinano di tutti i colori, molto peggio dell'italianizzazione dei nomi...
EliminaDell'ispirazione dalla casa in Piazza di Spagna non sapevo niente. Grazie dell'informazione, nel mio prossimo giretto a Roma ci andrò sicuramente!
Bellissima recensione! Per quanto riguarda la questione della traduzione dei nomi, a questo punto credo sia un vizio della BUR: io ho letto "Il Conte di Montecristo" edito BUR e i nomi erano tutti italianizzati (Edmondo Dantés, ecc, ecc). Il mese scorso ho acquistato "Middlemarch" della stessa edizione, e a questo punto temo proprio che mi ritroverò un "Edoardo" al posto di "Edward", "Maria" al posto di "Mary" e via dicendo... meno male che la protagonista si chiama Dorothea, le toglieranno solo l'"H".
RispondiEliminaNo SiMo non mi dire così, che l'anno scorso in piena campagna promozionale Bur ho fatto incetta di classici, tra cui anche "Il conte di Montecristo". :-( E dire che sempre della Bur avevo letto Cime Tempestose e Il maestro e Margherita e fortunatamente i nomi erano quelli originali.... D'ora in poi prima di acquistare un classico controllerò!
RispondiEliminaMi fa piacere ti piaccia la recensione :-)
Frankestein mi piace tantissimo, l'ho riletto diverse volte ed è sempre incredibile. anche a me non piace l'italianizzazione dei nomi stranieri, però mi ci sono imbattuta solo quando si trattava di traduzioni molto vecchie...
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