Titolo: Togliamo il disturbo
Autrice: Paola Mastrocola
Editore: Guanda
Collana: Narratori della fenice
Pagine: 271
Prezzo: 17,00 €
Formato: brossura
Anno 1ª edizione: 2011
Genere: Saggio
Codice ISBN: 978-88-6088-164-9
Il libro: "Questo libro è una battaglia, perché la cultura non abbandoni la nostra vita e prima di ogni altro luogo la nostra scuola, rendendo il futuro di tutti noi un deserto. È anche un atto di accusa alla mia generazione, che ha compiuto alcune scelte disastrose e non manifesta oggi il minimo pentimento. Infine, è la mia personale preghiera ai giovani, perché scelgano loro, in prima persona, la vita che vorranno, ignorando ogni pressione, sociale e soprattutto familiare. E perché, in un mondo che li vezzeggia, li compatisce, e ne alimenta ogni giorno il vittimismo, essi con un gesto coraggioso e rivoluzionario si riprendano la libertà di scegliere se studiare o no, sovvertendo tutti gli insopportabili luoghi comuni che da almeno quarant'anni ci governano e ci opprimono."
(P. Mastrocola)
(dal risvolto di copertina)
Giudizio personale: Si parla spesso della scuola italiana, ma il più delle volte lo si fa in maniera sbagliata o poco approfondita, con poche frasi sbrigative. Ci si ferma alla superficie del problema, senza mai andare a fondo. Si parla dei tagli, delle carenze e dei pericoli di molti edifici, del precariato dei professori, ma difficilmente si discute di programmi e di studenti, del livello di preparazione che i ragazzi possiedono una volta diplomati. Con questo libro Paola Mastrocola ci porta all'interno delle sue classi (insegna lettere in un liceo scientifico), ci fa conoscere i suoi alunni e tutto ciò che quotidianamente affronta. Partendo da qui, un tipico liceo italiano, cerca di affrontare in maniera appassionata lo stato della scuola italiana. La cosa che più colpisce è che finalmente si affronta il problema in modo serio e spesso politicamente scorretto, con argomentazione che potrebbero risultare scomode o difficili da accettare, ma basta fermarsi un attimo a riflettere per capire quante verità siano contenute in questo testo. Togliamo il disturbo è, come dice il sottotitolo stesso, un saggio sulla libertà di non studiare, ovvero sulla libertà, che ogni ragazzo dovrebbe poter esercitare, di scegliere fra un liceo che insegni davvero la cultura e un istituto tecnico che invece insegni un lavoro nel modo migliore possibile. Semplicemente perché non si può obbligare chi non ha voglia (o attitudine o passione, quello che volete voi) di studiare a passare ore e ore ad ammuffire su testi di filosofia o latino quando magari sarebbe un ottimo studente di materie più pratiche. Contestualmente non si dovrebbe limitare le possibilità di apprendimento di un appassionato di materie umanistiche (o scientifiche) con programmi striminziti e poco efficaci. Perché la scuola italiana attuale è un ibrido che sforna giovani con scarsa preparazione, con un vocabolario limitato e modeste capacità di comprensione.
Il libro è suddiviso in tre macro sezioni. La prima è, molto semplicemente, la fotografia dell'attuale sistema scolastico: studenti svogliati, troppo presi dalle nuove tecnologie per prestare attenzione allo studio, programmi poco efficaci, professori frustrati. La seconda parte, invece, è una sorta di cronistoria degli ultimi quarant'anni di scuola nostrana: Don Milani, Rodari, le varie riforme Gelmini e Berlinguer, insomma come la scuola italiana è diventata quello che è ora. La terza e ultima sezione di questo saggio è dedicata al futuro, ovvero a come l'autrice vorrebbe veder evolvere la nostra scuola, creando cioè tre tipi di istituti superiori: una scuola per il lavoro, una per lo studio e una per la comunicazione. E credetemi, la sua idea (peraltro sviscerata esaurientemente) è assolutamente valida. Leggendo questo saggio si ha sempre più consapevolezza, riga dopo riga, dei fallimenti che la società italiana è riuscita a costruire, smantellando pezzo dopo pezzo una scuola pubblica estremamente valida, nel tentativo di rendere divertente lo studio.
Questo libro mi ha davvero colpita, nel profondo. L'ho trovato illuminante, scorretto, forte e ricco di spunti di riflessione. Mi sono trovata quasi sempre in accordo con l'autrice, ed è stato molto piacevole leggere finalmente qualcosa di diverso, sentire una voce fuori dal coro che ci dice come stanno davvero le cose. Ho confrontato quello che pagina dopo pagina leggevo con la mia personale esperienza e questa comparazione non ha fatto altro che rafforzare in me l'idea che Paola Mastrocola sarebbe un ottimo ministro dell'Istruzione. Mi sono diplomata in ragioneria ormai 10 anni fa, e pur essendo cambiate moltissime cose in questo lasso di tempo (e pur essendo cambiati tantissimo gli adolescenti) non ho potuto non constatare grandissime verità in questo testo, verità che sono sotto gli occhi di tutti e che vengono completamente ignorate. Forse perché fa comodo avere un esercito di giovani caproni con ridotte capacità critiche! Forse perché la scuola è davvero un luogo scomodo, considerato solo come sperpero di risorse, mentre dovrebbe rappresentare le fondamenta di ogni società civile!
Leggetelo, è un consiglio spassionato.
Voto: 9
Citazione: "Non tutti vogliono studiare. Non tutti nascono soldati o sacerdoti o studiosi. C'è anche chi nasce fabbro, panettiere, meccanico, fotografo. Perché torciamo i giovani? Perché obblighiamo tutti a studiare? Allo stesso modo, qualcuno vuole studiare. Non tutti nascono parrucchieri, cuochi, coltivatori di patate. Perché, con questa scuola ridotta, obblighiamo costoro a non studiare, o a studiare poco e male?"
Colonna sonora: Sogna, ragazzo sogna di Roberto Vecchioni
Consigliato: a tutti, soprattutto ai genitori di bambini e adolescenti e ai professori di ogni ordine e grado
Istruzioni per l'uso: liberatevi da ideologie o pregiudizi, aprite la mente a nuove idee
Il libro è suddiviso in tre macro sezioni. La prima è, molto semplicemente, la fotografia dell'attuale sistema scolastico: studenti svogliati, troppo presi dalle nuove tecnologie per prestare attenzione allo studio, programmi poco efficaci, professori frustrati. La seconda parte, invece, è una sorta di cronistoria degli ultimi quarant'anni di scuola nostrana: Don Milani, Rodari, le varie riforme Gelmini e Berlinguer, insomma come la scuola italiana è diventata quello che è ora. La terza e ultima sezione di questo saggio è dedicata al futuro, ovvero a come l'autrice vorrebbe veder evolvere la nostra scuola, creando cioè tre tipi di istituti superiori: una scuola per il lavoro, una per lo studio e una per la comunicazione. E credetemi, la sua idea (peraltro sviscerata esaurientemente) è assolutamente valida. Leggendo questo saggio si ha sempre più consapevolezza, riga dopo riga, dei fallimenti che la società italiana è riuscita a costruire, smantellando pezzo dopo pezzo una scuola pubblica estremamente valida, nel tentativo di rendere divertente lo studio.
Questo libro mi ha davvero colpita, nel profondo. L'ho trovato illuminante, scorretto, forte e ricco di spunti di riflessione. Mi sono trovata quasi sempre in accordo con l'autrice, ed è stato molto piacevole leggere finalmente qualcosa di diverso, sentire una voce fuori dal coro che ci dice come stanno davvero le cose. Ho confrontato quello che pagina dopo pagina leggevo con la mia personale esperienza e questa comparazione non ha fatto altro che rafforzare in me l'idea che Paola Mastrocola sarebbe un ottimo ministro dell'Istruzione. Mi sono diplomata in ragioneria ormai 10 anni fa, e pur essendo cambiate moltissime cose in questo lasso di tempo (e pur essendo cambiati tantissimo gli adolescenti) non ho potuto non constatare grandissime verità in questo testo, verità che sono sotto gli occhi di tutti e che vengono completamente ignorate. Forse perché fa comodo avere un esercito di giovani caproni con ridotte capacità critiche! Forse perché la scuola è davvero un luogo scomodo, considerato solo come sperpero di risorse, mentre dovrebbe rappresentare le fondamenta di ogni società civile!
Leggetelo, è un consiglio spassionato.
Voto: 9
Citazione: "Non tutti vogliono studiare. Non tutti nascono soldati o sacerdoti o studiosi. C'è anche chi nasce fabbro, panettiere, meccanico, fotografo. Perché torciamo i giovani? Perché obblighiamo tutti a studiare? Allo stesso modo, qualcuno vuole studiare. Non tutti nascono parrucchieri, cuochi, coltivatori di patate. Perché, con questa scuola ridotta, obblighiamo costoro a non studiare, o a studiare poco e male?"
Colonna sonora: Sogna, ragazzo sogna di Roberto Vecchioni
Consigliato: a tutti, soprattutto ai genitori di bambini e adolescenti e ai professori di ogni ordine e grado
Istruzioni per l'uso: liberatevi da ideologie o pregiudizi, aprite la mente a nuove idee
Buona Lettura!
Ho finito da poco Come un romanzo e leggendo il tuo commento mi è venuto in mente come Pennac difenda il diritto dei ragazzi, oppressi dai genitori o dalle istituzioni ipocrite, di scegliere se leggere o meno e quindi capire se si ama la lettura o se invece non si è semplicemente dei lettori. Mastrocola a quanto pare transla il discorso sul piano dello studio e mi vede quanto mai d'accordo...costringere i ragazzi a fare qualcosa contro le loro inclinazioni porta al rischio di appiattimento e non a un arricchimento come si vorrebbe credere...e le scuole stanno già messe malino anche a causa di comportamenti scorretti...
RispondiEliminabella recensione, brava, e ottimo consiglio di lettura!! :-)
"Come un romanzo"...quanto l'ho amato. Io abbraccio in pieno la filosofia di Pennac! Ed effettivamente ci sono molti parallelismi con il libro della Mastrocola. Lei sostiene che i genitori non dovrebbero obbligare i propri figli a percorsi scolastici completamente lontani dalle loro attitudini e passioni, perché come dici giustamente tu, questo porta ad un appiattimento generale e a una massa di ragazzi insoddisfatti e comunque poco preparati. E i risultati sono abbastanza evidenti purtroppo!
EliminaGrazie mille!!! :-)
Grazie per la recensione Nicky, questo libro era nella mia wish list da un po' ;)
RispondiEliminaValentina
www.peekabook.it
Felice che possa essere stata d'aiuto. Sono curiosa di sapere il tuo pensiero su questo libro. In alcuni punti è un po' forte e politicamente scorretto, ma secondo me è davvero valido
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