Qualche mese fa, alla vigilia dell'entrata in vigore della legge Levi, quella che fissa un tetto massimo di sconto applicabile ai libri, avevo pubblicato un post in cui, in poche parole, cercavo di dire la mia a tal proposito. All'epoca ero tendenzialmente favorevole a tale legge perché, consapevole delle dinamiche del mercato editoriale, ritenevo fosse indispensabile tutelare i librai e rendere uguali per tutti le "regole del gioco"; temevo tuttavia che, viste le peculiarità del nostro strambo paese, una legge di questo tipo potesse avere conseguenze nefaste se non supportata da un'adeguata politica di sostegno alla cultura. Oggi, passati circa sei mesi dall'introduzione della legge, sono ancora più convinta della sua validità. Allora come adesso, ritengo che prendersela con il libraio per il prezzo di un libro sia, oltre che uno spreco di energie, tecnicamente sbagliato perché, molto semplicemente, non è lui a decidere quanto un libro debba costare. Per molto tempo molte presone hanno indirizzato le loro legittime lamentele verso gli interlocutori sbagliati. Se un libro costa tanto la responsabilità è dell'editore. Ma anche su questo punto si potrebbero aprire infinite discussioni, perché stabilire quale dovrebbe essere il giusto prezzo di un romanzo non è cosa semplice. Non dobbiamo anzi tutto dimenticare che il libro, ci piaccia o no, è un prodotto e affinché possa arrivare a noi, cioè al consumatore, occorre il lavoro di molti individui: l'autore in primis, l'editor, il correttore di bozze, il traduttore se si tratta di un'opera straniera, l'impaginatore e il grafico, lo stampatore, l'ufficio stampa, chiaramente l'editore, il distributore e infine il libraio. Ora, tutte queste persone svolgono un lavoro che va retribuito in maniera onesta e economicamente dignitosa, per cui (e questo vale per i libri come per qualsiasi altro prodotto noi acquistiamo) dovremmo a volte smetterla di ragionare solo ed esclusivamente come consumatore finale a cui interessa soltanto pagare il meno possibile senza tenere conto di chi ha lavorato su quel determinato bene. Perché io parto dal presupposto che nessuno ti regala niente, e quando un prezzo è troppo basso, quando qualcuno può permettersi sconti così elevati, c'è sicuramente qualcun altro che ci rimette, e di solito non è il direttore o manager di turno. Fatte queste premesse (e scusate la digressione economico/sociale), ritengo comunque indispensabile che gli editori, in particolar modo i colossi come Mondadori, dovrebbe impegnarsi maggiormente per cercare di smussare almeno in parte i prezzi, che in alcuni casi sono obiettivamente proibitivi. Io sono sincera, l'introduzione della Legge Levi non ha minimamente modificato le mie abitudini di acquisto: non facevo acquisti su internet prima e non li faccio ora, continuo a tener d'occhio le promozioni per poterne approfittare, evito di comprare i libri in copertina rigida, ad esclusione di quelli che mi ispirano particolarmente, prediligendo quelli in formato tascabile e compro tanti classici, che costano sempre pochissimo. Venti euro per un libro non sono pochi, ma mi scandalizzano di più i prezzi, ad esempio, di paio di jeans che paghi uno sproposito solo per la marca perché tanto sono fatti in Cina sfruttando la manodopera locale.
Però, è davvero il caso di dirlo, qualcosa si muove. Non so se questa legge centri qualcosa oppure no, sta di fatto che alcuni editori hanno capito l'importanza di proporre libri di qualità a prezzi competitivi. Sto parlando di due nuovi marchi editoriali, nati da poco: TimeCrime e Tre60.
TimeCRIME non è una semplice collana, è una vera propria casa editrice, costola della Fanucci, che ha esordito a gennaio con tre titoli molto interessanti, fra cui Venti corpi nella neve di cui vi ho già parlato diverse volte. Il catalogo è attualmente composto da sei titoli tutti pubblicati in copertina rigida al prezzo eccezionale di 7,70 €! Non potevo non amare questo nuovo progetto editoriale anche perché, oltre al prezzo competitivo, il filo conduttore delle pubblicazioni è sempre il crime in tutte le sue sfumature, dal giallo al thriller al noir: potevo forse non rimanere colpita da una casa editrice così?
L'altra novità riguarda il gruppo editoriale Mauri Spagnol, colosso dell'editoria italiana, che ha da pochissimo lanciato Tre60, nuovissima casa editrice che ha esordito nelle librerie giusto ieri, con quattro romanzi al prezzo di 9,90 €. Si parte da James Patterson, re incontrastato delle classifiche americane, passando dal romanzo di Kate Alcott, dal fantasy targato Tera Lynn Childs fino al thriller di Davide Mazzoli. Insomma, ce n'è per tutti i gusti.
Lungi da me voler giudicare che le scelte dei vari editori, trovo davvero eccezionale e coraggioso quello che queste due nuove realtà stanno facendo, ovviamente nella speranza che qualità e bassi prezzi siano ben conciliati e non vadano a ricadere sulle spalle dei lavoratori!
Quindi complimenti ancora a questi editori e speriamo che altri seguano il loro esempio. Perché la legge Levi, se ben sfruttata, può dare nuova linfa a questo pazzo mercato, facendo in modo che realtà diverse, come i piccoli librai le grandi catene e i megastore on-line, possano coesistere, nell'interesse di tutti!
Fatemi sapere come la pensate e, come sempre
Buona Lettura!
concordo su tutto! Anche io non compro quasi mai libri on line e mi lancio sull'economico. E poi ci sono le biblioteche, che ti permettono di leggere i libri che non compreresti mai! Inoltre, comprarsi ogni tanto quel libro che "costa tanto" ma che "desideravi tanto" è anche una super coccola che non ha eguali! :)
RispondiEliminaè vero, è come se ti stessi facendo un regalo. "Sì, oggi mi voglio regalare un libro che costa un po' di più", per me funziona così!
EliminaBelle idee...io non sono in disaccordo totale con la legge levi, se la si vede dal punto di vista delle persone che ci lavorano dietro...bisogna tener conto che di un libro l'8-10% va all'autore, il 30 alla casa editrice e il resto alla distribuzione...in Francia lo sconto ammesso è solo del 5%, e il motivo di tale legge è la sopravvivenza anche delle piccole case editrici e non solo delle grandi catene...però da consumatrice a volte non me la sento di spendere 20 euro, lo ammetto...e allora bene vengano queste iniziative! La cultura, soprattutto in questo paese, va promossa in ogni modo...
RispondiEliminaIo infatti sarei ancora più drastica: 5% massimo come in Francia però è anche vero che i francesi hanno una maggiore attenzione alla cultura rispetto a noi SIGH!
EliminaSperiamo che questa sia solo la punta dell'iceberg e che altri editori seguano questo esempio